qui caperet regni post mortem fratris habenas,
tota Sigismundum terra Polona cupit,
hoc qui magnatum tunc nemo tenatior aequi,
maior consiliis et pietate foret.
Dos regum decorabat eum clementia, solusdeque Iagellona stirpe superstes erat.
Prostravit fretum numeroso milite Moscum,
millia quo bello bis cecidere decem.
Quantus amor populoque suo, externisque monarchis,
tantus erat Turcis et tibi, Teuto, tremor.
L'anno del Signore millecinquecento e sette, sepolto con grandissimo onore il morto re Alessandro, Sigismondo suo fratello, duca di Glogovia, d'Opavia, capitano generale e granduca di Lituania, prese il governo del regno. Redrizò questo con le sue spalle la quasi cascata republica polona, e avendola da ogni banda paceficata mosse guerra a Basilio, prencipe di Moscovia, avendo condotti in suo aiuto i Tartari precopensi, e avendo preso molti de' suoi castelli vi pose grossi presidii de' suoi piú valorosi soldati. Fecero l'istesso anno i Tartari una grossa correria nella Russia, contra quali essendo andato il castellano di Leopoli con i cinquecento cavalli poloni, secondo che trovò i nemici sbandati e carichi di preda, con l'aiuto divino li roppe e tolseli la preda. Del cinquecento e nuove il palatino di Valacchia, rompitor di fede passò con molta gente in Russia e mise a sacco la città di Leopoli, di dove portò via molto tesoro, ed ebbe a patti il forte castello di Rohatinia. E sentendo che i Poloni s'apparecchiavano a venirli contra, con prestezza in Valachia si ritirò, ove, da' Poloni vistosi seguitare, s'ascose esso nelle selve.
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