Dietro a' quali comparve Francesco Crassinsk, vescovo di Cracovia, inanzi al qual marciavano doicento cavallieri, all'italiana vestiti di drappi di seta fodrati di martori finissimi e con grosse catene d'oro al collo. Ed essendo questo passato, si vidde Stanislao Carncowsk, vescovo di Cuiavia, col qual venivano il vescovo di Chelm e il palatino di Lancicia con una onorata banda di cavalli.
Passati i vescovi comparve prima de tutti il castellano di Cracovia in abito ungaro con doicento cavallieri armati, resplendenti per molto oro e argento, che bella mostra facevano con le molte insegne e scudi che portavano. Dopo il quale i palatini apparver uomini ornati di somma gravità: il primo de' quali, il cracoviense, col fratello, capitano general di Sandomira, conducevano trecento cavalli all'ungaresca e alla tartaresca armati e con vesti e livree tanto superbe che facevan stupire i risguardanti. Li veniva dietro il palatino di Sandomira e l'ensifero del regno suo fratello, con doicento e cinquanta cavalli pur all'ungaresca armati e di sopraveste richissime adornati, che non men si mostravano atti alla battaglia di quello che con la lor pompa gli occhi de' circonstanti delettassero. Alla coda de' quali i castellani oscvienense e bresinense accrescevano con le lor genti questa squadra trionfale, seguiti dal palatino calisiense con la sua corte superbamente vestita all'ungaresca. Dopo il quale Alberto Lasco, palatino di Siradia, lume della patria e propugnaculo di tutte le virtudi, conduceva quattrocento cavalli vestiti a modo d'Ungari e cento con gli abiti de' Tartari, cosí bene armati e tanto riccamente adobbati che a giudicio de tutti avanzò di gran lunga tutti gli altri, percioché con diligenzia tale era stata da lui la sua squadra ordinata che né gli uomini desiderar potean migliori cavalli, né a belli e forti cavalli mancavan cavallieri di loro indegni.
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