E dopo i Lituani il duca Costantino, palatino di Kiovia, con doi figliuoli, uno in abito Italiano e l'altro alla moscovita vestito, si mandava inanzi trecento cavallieri d'infinito oro e argento adornati. E il palatino di Blaslavia conduceva i suoi Wolinii al numero di doicento alla tartaresca confusamente armati, con le faretre e gli archi dorati. E finalmente i palatini di Culma, di Marimburg e di Pomerania guidaron le lor squadre armate alla todesca, a' quali aggiunse il Dulscio pruteno trentasei cavallieri armati di corazze d'oro. Indi i conti di Tencinio, Giovanni castellano wivicense e Andrea belzense, illustri per l'antiquità della famiglia e per l'onorate imprese da lor fatte, fecero mostra de doicento e cinquanta cavalli all'usanza degli Ungari armati di lancia e di rottella e nelle vesti non men degli altri superbi. Seguivano gli Herbortoni, chiari per l'ingegno, per la prudenzia e per i libri da essi composti, con doicento cavalli; i castellani camenecense e savichmostense centi di cento e cinquanta; Andrea Wapowik con cavalli cento e il biecense e radomiense con ottanta. Dopo i quale Stanislao, conte di Tarnaw e castellano cechoviense, comparve con doicento cavalli benissimo in ordine d'arme e di veste richissime adornati. Tutti gli altri castellani, i nomi de' quali seria cosa troppo lunga il raccontarli, condussero ancor essi le lor squadre benissimo in ordine e degne d'un tanto trionfo. E il cancilliero col tesoriero del regno, Girolamo Businsk, senatori degni di venerazione cosí per le lor virtú come per il lor grande amor verso la patria, presentarono i suoi non men degli altri ornati.
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