Per esser il popolo cosí grosso non si poté tanto solecitar il marciar di queste squadre che tutto il giorno non si consumasse, onde quando il re giunse alla porta della città detta di San Floriano un'ora di notte era passata. Era questa porta ornata come a un trionfo tal si conveniva, e il re era stato posto a cavallo d'una chinea bianchissima e piú alta assai d'ogni altro cavallo, affine che da tutti potesse esser veduto; e i consoli della città l'ombrella d'oro sopra li portavano. Era esso vestito d'una veste negra fodrata di pelle di pantiera e avea intorno la sua guardia di quaranta Guasconi archibugieri e di sessanta Svizzari con alabarde superbamente vestiti; aveva appresso la sua persona il duca di Nivers e quel d'Humene, il marchese d'Elba, il duca de Ghisa e molti altri baroni francesi, ciascun de' quali, per onorarli, erano da doi palatini in mezo tolti. Andavano inanzi e seguivano diversi concerti di varii instrumenti; seguivano anco gli ambasciatori de diversi prencipi e republiche, e dopo le confuse e grosse turme del popolo che, desideroso di vedere il re, di qua e di là senza alcun ordine correva. I tetti delle case erano pieni, chi s'attaccava a un trave e chi a una collonna, ogni fenestra, ogni buso eran di gente piene; fur rotti i muri e fattevi larghi pertusi nelle case poste su la strada ove il re passar doveva; tutti i luochi erano occupati, e anco quelli ne' quali non senza pericolo si stava. Nel giungere la persona del re in piazza, parve che la terra s'apprisse dal strepito terribile dell'artegliarie che allor furon sparate; e nell'entrar in castello trovò un arco trionfale con sommo artificio fabricato, ornato di tapeti d'oro, nel quale si sentiva una soave melodia de musici instrumenti, e in cima vi era un'aquila bianca con gigli d'oro in mezo al petto, la quale era con tale artificio composta che s'andava sempre voltando verso il re, e col sbatter delle ali e col chinar la testa segno d'allegrezza mostrando.
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