E il re rispose:
Voglio". "Volete voi esser tutore e diffensore delle chiese e de' suoi ministri?" "Voglio". "Volete voi tenere, regere e diffendere il regno a voi commesso secondo la iustizia de' nostri antichi?" "Voglio e prometto di fidelmente il tutto fare, per quanto il divino favore e l'aiuto de tutti i suoi fideli mi daranno forze". Le quali interrogazioni finite, il re ingenochiato inanzi all'arcivescovo col capo scoperto disse le seguente parole: "Io, Enrico, per grazia de Dio re futuro di Polonia, publicamente confesso e prometto innanzi a Dio e agli angeli suoi di quanto poterò e saperò mantenere le leggi, la iustizia e la pace alla Chiesa de Dio e al popolo a me soggetto, salvo sempre il condegno rispetto della misericordia divina, e secondo che meglio da' miei fideli consiglieri consigliato serò. Portarò sempre il dovuto rispetto agli ecclesiastici prelati e alla Chiesa inviolabilmente mantenerò quanto dagli imperatori e da altri re concesso è stato. Agli abbati, conti e altri miei vassalli i lor congrui onori da me osservati saranno, e secondo che in ciò i miei fideli mi consigliaranno". E ciò dicendo pose le mani sopra il libro degli Evangeli e disse: "Cosí mi aiuti Dio e questi Evangeli santi". Alora l'arcivescovo, ditte prima alcune devote orazioni, si pose ingenocchioni e disse sopra il re, che genuflesso e col capo chino verso l'altar stava, i versetti della benedizione; quai finiti, gli altri vescovi con devozione cantarono le lettanie, in fin delle quali fur da l'arcivescovo detti alcuni versetti e orazioni, già anticamente per questo ordinate.
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