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      Ed essendo in processo di tempo grandemente cresciuti, li fu cosa molto facile il distendersi per le provincie vicine e il farsi patroni della Russia, della Lituania, della Livonia, della Borussia, detta ora la Prussia, e della Cimbrica Chersonesi, ove sono adesso gli Sweci, i Dani e i Calandi; e alterato alquanto il lor antiquo nome de Cimeri, furon detti Cimbri.
      Quando e con quale occasione si fecero di quei luochi patroni non si può sapere, non essendo in uso tra lor a quei tempi il scrivere e il notar i lor successi. È ben questo a tutto il mondo noto, che essi sono sempre stati gente bellicosa, valente e pronta di mano, alla qual cosa le imprese da loro animosamente e con gran valor fatte chiara testimonianza rendono. Percioché abbandonando essi queste lor colonie settentrionali passarono in numero di trecentomila per la Germania nelle terre de' Svizari e di Francia, e indi nella Spagna, mettendo a sacco tutti questi regni; e l'anno centesimodecimo prima che Cristo nascesse entrarono in Italia e l'andarono tutta sacchegiando, avendo prima occiso col suo esercito il consolo de' Romani Papirio Carbone, che andato era ad opporseli, e poco dopo un'altra rotta dettero al consolo Marco Iunio Silano. E in un'altra fazione avendo superate le genti d'Aurelio Scauro, legato del consolo, e fatto lui pregione, d'ordine di Bolo, in quel tempo re de' Cimbri, crudelmente l'uccisero, la qual cosa, per quanto Cornelio Tacito scrive, occorse l'anno seicento e quaranta dalla edificazione della città di Roma.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quarto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 837

   





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