Lette ch'ebbe il re queste lettere, intese per esse che presto passaria un'altra man di ambasciatori con la regia corona, e che però Vitoldo, rimosso ogni dubbio, dovesse unirsi e far lega con i cruciferi di Prussia e di Livonia, con gli Ungari e con Germani a danno del regno di Polonia. Quando la nuova di questa cosa per la Polonia si sparse fu tale l'alterazione e sdegno che quei popoli ne presero che, senza che da alcuno commandato li fosse, dato di man all'arme e inalborate l'insegne, appresso Turagora si posero, apparechiati di andare per la quiete, onore e riputazione della patria loro a trovare il nemico sin sugli estremi liti del Germanico oceano. S'approsimavano ormai i cesarei ambasciatori a' confini di Prussia, per la qual passar dovevano, quando, avendo inteso essere i passi da' Poloni occupati, non ebbero ordine de passar piú avanti; anzi, avendo indarno doi mesi aspettato per veder se a qualche modo pur passar potessero, né trovando strada alcuna sicura, a Cesare in Ungaria tornarono. E poco dopo, avendosi preso Vitoldo grandissimo affanno per non aver potuto ottenere quanto esso desiava, del millequattrocento e trenta nella città di Troki uscí di vita, dopo l'esser ottanta anni vivuto. Prencipe veramente solicito e d'animo invitto, e che in tutta la sua vita mai altro che acqua avea bevuto, temperatissimo nel mangiare, e tanto intento in non voler mai il tempo indarno consumare che molte volte espediva le cause e agli ambasciatori dava risposta mentre a tavola per mangiar sedeva; ma molto inchinato a' solazzi venerei, percioché egli era solito, ottenuta che egli avea de' nemici la vittoria, lassare le sue squadre anco nel paese nemico e con velocissime poste andare a casa a ritrovar la moglie.
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