Ma Andrea Tencinio e Nicolò Brevicio, nobilissimi gioveni poloni che il regio sigillo tenevano, mossi dall'amore che alla patria portavano scrissero lettere a Michiele Buczac, che era al governo di Camenez di Podolia, avisandolo che il re vinto da estrema necessità cedeva la Podolia a Swidrigelone, e che però egli non solo non dovesse obedire alle regie commissioni, ma che anzi dovesse subbito far pregioni il Tarlone e il Baba. E perché non era sicuro mandar palesemente queste lettere, percioché di ordine di Swidrigelone erano diligentemente cercati tutti quelli che per i suoi luochi passavano, dentro a un candelotto di cera le chiusero e, a Tarlone datolo, lo pregarono che, giunto che egli fosse in Camenez, a Buczac presentar lo dovessero e da lor parte dirli che, chiamato esso i magistrati della città, se non voleva commettere errore dovesse da quel candelotto il lume ricercare. Fece il giovene Tarlone, non sapendo come il fatto passasse, fidelmente questa imbasciata; ed essendo il Buczac uomo molto intelligente, comprese quello che poteva essere e, rotto il candelotto e lette le lettere che in esso erano, mise pregione il Tarlone e il Baba, né lassò entrare alcun Lituano nelle fortezze di Podolia. E anco in Polonia, essendovi giunta la nuova del pericolo del re, fecero con prestezza provisioni di genti da guerra per andare a soccorrerlo. Onde Swidrigelone, di questo avisato, si riconciliò col re suo e appresentatoli molto oro e molto argento libero lo lassò tornare nel suo regno.
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