Ma le regioni e paesi settentrionali e tutti quei popoli che guardano verso aquilone piú lungo tempo degli altri nelle tenebre dell'idolatria involti stettero, percioché difficilmente l'altre genti a lor passar potevano per la lor crudele ed efferata barbarie. E i Romani anco e i Greci, che prima de tutti la cristiana fede abbracciaro, di questi paesi ebbero pochissima notizia; da che è venuto che la Livonia, con gli altri paesi che all'aquilone risguardano, ultimi di tutti sono dell'acqua del sacro batesmo stati lavati. Finalmente a' tempi di Federico primo imperator romano passarono alcuni mercanti di Germania per il mar Baltico ne' liti di Livonia, e facilmente piegarono gli animi di quei popoli, barbari ma semplicissimi, a contrattar con loro, col mostrarli molte cose all'uso umano necessarie. Era veramente questa gente d'una maravigliosa semplicità e piú negligente di quel che bisognava in provedersi di quello che per uso delle sue case avea bisogno, né punto alle ricchezze aspirava: anzi del proprio mele (del quale il paese grandemente abbonda) solo servendosi, la cera, non conoscendo il suo uso, gettava come cosa inutile. Succedendo poi il guadagno, concorrendovi da piú parti di ponente infiniti mercanti, si cominciarono tra essi a mescolare a poco a poco alcuni sacerdoti, accioché, mentre i mercanti con quel trafico gran ricchezze di Livonia cavavano, essi col mezo della parola evangelica acquistassero l'anime di quei popoli a Cristo.
Fu in quei tempi in Lubeca, città famosissima, un certo uomo nomato Meinardo, di buona e santa vita, qual imbarcatosi co' mercanti che in Livonia andavano l'anno della salute nostra mille e doicento in essa passò; e vedendo in sí grande e matura raccolta non si trovare alcuno operario, fece subbito deliberazione di fermarvisi e, ritenuto seco un solo servitore, di rami d'arbori una casa si fece, per potersi con essa dalla pioggia diffendere.
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