Della guerra civile de' Livoni, e per qual cagione il re di Polonia prese l'armi contra il mastro di Livonia.
Dopo che il mastro di Livonia con i suoi frati teutoni e con tutto l'ordine equestre settatori della luterana setta si fecero, nacquero gravi discordie tra lui e l'arcivescovo di Riga, suo collega, qual di questa nuova eresia infettare non si volse. Era questo arcivescovo dell'illustre sangue de' marchesi di Brandeburg, fratello d'Alberto, marchese di Brandeburg, già mastro dell'ordine teutonico e dopo duca di Prussia, e del re di Polonia nepote. Il mastro pertanto di Livonia, fatta la general dieta, concluse in essa e determinò di muover guerra contra l'arcivescovo, consentendo a questo e ciò lodando l'ordine e la nobiltà tutta. E anco Enrico, vescovo torputense, secondo che era d'animo inconstante, leggiermente a far guerra all'arcivescovo s'indusse; e gli vescovi revaliense e habselense, per tema del mastro, favorirono ancor essi questa impresa, talmente che la Livonia tutta contra l'arcivescovo predetto l'arme prese. E l'anno 1557, poco dopo la festa di san Giovanni Battista, Vilhelmo Furstemberg, mastro dell'ordine teutonico, congiunte le sue genti con quelle de' tre vescovi predetti, entrò con un ben ordinato esercito e con grosso apparato di cose da guerra nel territorio di Riga. E quantunque disegnasse l'arcivescovo di mettersi in diffesa, come quello che seco avea gran parte della nobiltà rigense, nondimeno, al nemico di forze molto inferior vedendosi, e conoscendo non esser possibile non che di scacciarlo, ma né anco di potersi diffendere, se retirò co' suoi nella rocca Cokehusen, per natura del luoco fortissima e in cima a un'alta rupe edificata.
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