E ritornando velocemente pigliarono per forza Sandomiria con il castello, avendo ivi morto l'abbate pokrivoicense con tutti i suoi frati e gran numero d'uomini e di donne, i quali erano ridotti in Sandomiria, cosí nobili come ignobili, per conservazione della lor vita. Usciti di là se ne vennero per Visticha in Scarbimiria; e cosí ritornavano per condur il bottino nella Russia. Accadde che, essendo fermati al fiume Carna, appresso la villa dimandata il maggior Thursko, furono repentinamente assaltati da Vlodimiro, palatino cracoviense, con i soldati di Cracovia; dove combattendosi in quel mezo fuggirono tutti i prigioni nelle vicine selve, nondimeno furono i pochi superati dagli assai. Vlodimiro con pochi, e i Tartari erano assai: pur i Tartari, avendo ricevuto un gran danno, paurosi ritornarono nella Russia per la selva Stremech. Dove avendo tolti in supplemento assai Tartari, con grande strepito crucciati ritornarono nella Polonia; e perché avevano un grandissimo esercito, giunti a Sandomira fecero due parti della gente. La minore fu mandata in Lancicia, Siradia e Kuiavia, con il prencipe Cadano, nominato dai Poloni Caidano: e cosí senza un minimo contrasto crudelissimamente in tutti quelli contorni diedero il guasto a ferro e a fuoco. Il maggior esercito con il capitano Peta, prencipe tartaro, se ne andò verso Cracovia, similmente tutto il paese propinquo dove passava a ferro, a sangue e a fuoco malmettendo. Vlodimiro palatino, Clemente castellano cracoviense, Pacoslavo palatino, Giacomo Raciboravich castellano saldomiriense con i nobili soldati cracoviesi e sandomiriesi se gli fecero incontra nella villa Chmelik, appresso il castello Sillovo.
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