Dove essendo venuti al fatto d'arme, uno squadrone de' Tartari sconfitto già dando volta fu soccorso dall'altro, che era piú valente; ma i Poloni stracchi per il fresco combattere, i pochi dai molti furono superati, morendo quasi tutti con le ferite nel petto. Alcuni, dati alla fuga, scamparono per occulti sentieri nei boschi da lor conosciuti. Morirono in quel fatto d'arme Cristino Sulcovich di Nicducd, Nicolò Victovich, Alberto Stampovic, Zementa Gambrina e Sulislavo, tutti soldati valorosi, e altri assai valenti uomini. Per la quale strage entrò in tutti tanta paura che ogniuno chi qua chi là fuggivano, e i villani con i loro figliuoli, famiglie e bestiame si ascondevano nelle paludi, selve e altri luochi inaccessibili. Bolislavo Pudico, duca di Cracovia e Sandomiria, prese la fuga con Grzimislava sua madre e Kinga sua moglie, prima in Ungheria, nel castello Pienino, appresso alla rocca Sandecz; dipoi si salvò nella Moravia, nel monastero de' certosini.
I Tartari dopo quel fatto d'arme appresso Chmelic vennero a Cracovia nel giorno delle Ceneri, primo di quaresima, e avendola trovata vuota d'abitatori, perché tutti erano fuggiti per luoghi nascosti, s'incrudelirono con l'abbruciar le chiese e i casamenti. Ma avendo combattuto assai la chiesa di Santo Andrea, la quale era fuori della città, non la poterono pigliare, essendo diffesa da pur assai Poloni, che difendevano in quel luogo loro stessi e le lor cose ancora con grandissima fortezza. Però nulla avendo esequito, si partirono e vennero in Vratislavia, la qual similmente trovando senza abitatori, abbruciate le abitazioni, cominciarono a combattere il castello.
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