I corpi di Pompone, gran maestro di Prussia, e de' soldati segnalati sopradetti nel medesimo monasterio di Vratislavia sono sepeliti. Il corpo di Bolislavo, figliuolo del marchese di Moravia, nel coro de' convertiti in Lubeccho con altri corpi di fedeli morti in quella battaglia sono sepeliti. Nel luogo proprio della battaglia è stata fatta sopra i corpi de' morti una chiesa, la qual dura fin al dí d'oggi.
Avendo i Tartari conseguita questa grandissima vittoria sopra il duca Enrico e i Poloni e avendo raccolto le spoglie, tagliarono a tutti gli inimici morti una orecchia per uno e nuove gran sacchi, accioché potessero saper il numero di tutti, ne furono pieni. La testa del duca Enrico messa sopra un'asta lunga, si voltarono verso il castel Legnicha, che per paura de' Tartari era stato abbruciato, dove comandarono a quelli della rocca che, morto il suo capitano, subito gli aprissero le porte. Quelli della rocca convenevolmente gli risposero che eglino per un duca morto avevano piú figliuoli che erano vivi per capitani. I Tartari, avendo dato il guasto e abbruciato tutti i luoghi circa Legnicha, si ritirarono in Othomuchovo, dove essendo stati per quindici giorni continui, diedero il guasto intorno a tutto il paese. Quindi entrati nella contrada ratiboriense, fermati in Bolosisko ritornarono in Moravia. E tenendosi Vincislao, re di Boemia, dentro de' ripari forte per piú d'un mese, con mortalità e rapine gli diedero il guasto. Di qui partiti per settanta miglia da Olmec arrivarono in Ungheria e alla maggior compagnia dell'imperator Batti, il qual già era entrato nell'Ungheria, si accompagnarono.
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