Ogni volta che i Tartari zavolensi vanno bottinando per le nostre terre passano per questi fiumi, cioè Tanai e Volga, senza barche, ma nuotando fuori hanno legate le lor valligie sopra le spalle, e le lor donne con i putti sopra la schiena de' cavalli, tenendo loro le code d'essi cavalli con le mani; dove fanno inaudite crudeltà e rapine contra il mezodí. Verso il mar Caspio sono i monti di Iberia e Albania, i quali dalla gente della Russia Piacihorsi Cirkaci, quasi cinquemontani Cirkaci, sono adimandati. In quelle montagne sono le genti de' Cazari, i quali, come dice la nostra leggenda moravica, da santo Cirillo e Metudio fratelli, da Michele imperator costantinopolitano mandati, furono alla fede di Cristo convertiti e fin oggi servano la fede e cerimonie de' Greci. Sono uomini guerrieri in tutta l'Asia e per l'Egitto accettati; appresso costui i Tartari zavolensi si forniscono d'arme. Nondimeno in questo tempo i Greci li chiamano Abgazari e Abgazeli, i quali hanno circonvicini a loro i popoli de' Cirkassi e Mengrelli, tutti alla fede di Cristo nelle ceremonie greche per il beato Cirillo convertiti. Quindi ritornando il beato Cirillo per il mar Maggiore, nel quale Iddio onnipotente avea dato al suo martire Clemente una abitazione di una chiesa marmorea fatta per mano di angeli, la quale ogni anno nel giorno di santo Clemente appariva per sette dí continui, dando luogo e spazio il mare e l'acque spartendosi per far la via, dove sicuri gli abitatori di quei paesi potevano andare e ritornare a lor piacere; dico che il predetto beato Cirillo quindi portò il corpo del beato Clemente andando in Moravia per predicar in quel luogo la fede di Cristo.
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