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      Questi è quegli che avendo fatto prigione Baiazette, imperator de' Turchi, sconfitto da lui in uno grandissimo fatto d'arme, prima lo tenne legato con catene d'oro, dipoi in breve lo lasciò libero. Questi ebbe un esercito d'un miglione e dugentomila soldati. Fu un altro principe de' Tartari in quel tempo, nominato Akasak Kuklo, che vol dir zoppo ferro, perché fu zoppo ma feroce. Costui fece pur assai guerre felicemente, e avendo per forza presa la gran città Rumumedezar, nel paese de' Tartari zavolensi, la ruinò talmente che la ridusse in un deserto. Sono ancora case in quella città murate ma vote, e trecento chiese, che per il passato furono de' Gotti, alle cerimonie macomettane ridotte, ora senza abitatori. Nel castello di quella città si fa ora il sepolcro degli imperatori zavolensi.
      Il quinto imperator, nato del Tamerlano, fu Temir czar. Questo per Vitoldo, duca della Lituania, e Vladislao, re di Polonia, domandato in soccorso contra, come si dice, ai crocicchieri della Prussia, fortemente combattendo fu morto. Il sesto, figliuol di Temir czar, fu Macmet czar; da questo fu generato Acmet czar, settimo. Questi fu padre di Siachmet, ottavo, che vol dir come religioso; e questi Tartari lo chiamano Sciachmet, come martirizato Armet, perché questi fu pigliato dai Lituani e in Kiovia ritenuto in prigione. Questi essendo stato domandato per Alberto, re di Polonia, e per il granduca della Lituania Alessandro, per aiuto contra di Menlitgeri, l'imperator de' prekopensi Tartari, nell'anno del Signore mille e cinquecento se ne venne sotto l'inverno con sessantamila soldati; le donne e i putti furono piú di centomila.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quarto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 837

   





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