E perché l'inverno fu freddissimo, la sua moglie, non sopportando il freddo né la fame, di nascosto domandata dall'imperator Menlitgeri de' Prekopensi, fuggí in Prekopa dal suo marito con gran parte del suo esercito. Sciachmet adunque, essendogli mancata una parte dell'esercito, sbattuto dal continuo e grandissimo freddo, fece fatto d'arme contra Menlitgeri prekopense, nel qual fu rotto e sconfitto con il suo esercito: ed egli se ne fuggí verso Baiazet, imperator de Turchi, con trecento cavalli soli. Essendo pervenuto a Bgogligrod, che vol dir castello bianco, presso il mar Maggiore, ebbe per spia che se andava piú avanti per commissione di Baiazette sarebbe stato fatto prigione; perché, con velocissimo e continuo corso indietro ritornando, con cinquanta cavalli nelle campagne appresso Kiovo si ridusse. Il capitano di Kiovo, essendo fatto certo chi egli era, avendolo attorniato con i suoi soldati lo pigliò, e facendolo prigione lo mandò in Vilna ai Lituani, d'onde alcune volte fece prova di fuggire, ma fu ripreso. Facendosi per Alessandro, re di Polonia e il granduca della Lituania, una dieta in Brescha della Russia, fu presentato per il suo comandamento Sciachmet, che era in Vilna, e magnificamente per il re Alessandro, incontrato un miglio fuori della città, fu ricevuto. Dipoi in Rodom condotto, fu terminato che con certa quantità di cavalli alla leggiera fosse condotto in Tartaria, oltra il fiume Volga. E accioché la sua ritornata fosse piú onorevole e appresso i suoi fosse piú lodevole il riceverlo, lasciarono Razahk soldano, fratello cugino del Sciachmet, il qual arrivò oltra il fiume Volga con Albuzarim czar, zio di Sciachmet, e cosí si fermò in Czalcadai, terra della sua parentela.
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