Giunto poi a Trechas, se gli fece incontro santo Lupo, vescovo della città, e domandandolo disse ad Attila: "Chi sei tu?"; al quale egli: "Io son Attila, flagello della ira di Dio". Il che detto, il santo vescovo, pigliata la briglia del suo cavallo, lo introdusse nella città con tutto il suo esercito queste parole dicendoli: "Ben venga il flagello della ira di Dio". Attila in quel punto fatto cieco, e, tratto da una parte della città pacificamente riuscí dall'altra. Una donna poverissima, avendo dieci figliuole, sbattuta dalla paura del crudel esercito se ne fuggiva fuori d'un borgo della città, portando al collo legata in un panno una figliuolina di dui anni, ultimamente da lei generata, con due altri piccioletti ancora sopra d'una giumenta, avendo tutte le altre figliuole attorno a sé. Costei, sopragiunta da' soldati d'Attila, con le figliuole impaurite, subito da loro fu tolta in mezo; onde restando stupida e fuori di sé, veduto un fiume frettolosa correva per annegarsi in quello. Ma i soldati, pigliandola che era ormai su la ripa del fiume, la condussero ad Attila con tutte le figliuole; dove ella, lasciandosi andar bocconi in terra, umilmente lo pregava che volessero aver compassione di lei. Attila, fatto misericordioso, avendole data una buona quantità di danari e vestimenti ancora, lei con tutte le sue figliuole lasciò andar libera, e non tanto a lei, ma a tutti quelli che erano venuti con lei perdonò.
Attila, partendosi quindi, entrò nella Germania, dando il guasto e ruinando città, castella e villaggi, fin che intese che Ezio e i Gotti un'altra volta avevano contra di lui rinovato l'esercito; perché avendo paura ritornò nella Pannonia, dove avendo accresciuto l'esercito, l'uomo vendicativo s'affrettava d'entrar nella Italia, volendo passar per la Stiria e Carinzia.
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