Ultimamente si ha da sapere che nel settentrione, oltra la Gotia, Svezia, Finlandia e Iurha, e oltre al mar Caspio, non sono quelle figure d'uomini mostruosi, cioè d'un occhio solo, di due teste, ch'hanno capo di cane, e altri simili, ma sono della istessa forma umana come noi; nondimeno di diverse qualità, perché sono lividi, d'un certo colore che il freddo imprime loro nel corpo, rari, sparnazzati, chi qua chi là abitanti, e in poco numero. Queste cose sono vere e chi le ha scritte ha scritto il vero, e sappiamo che il suo testimonio è vero.
TRATTATO III DI MATTEO DI MICHEOVO, DOTTOR FISICO E CANONICO CRACOVIENSE, NEL QUAL SI TRATTA DELLA SUCCESSIVA GENERAZIONE DE' TARTARI, DIVISA IN FAMIGLIE
Delli Turchi.
Cap. 1.
Nel precedente trattato facemmo un poco di digressione parlando d'alcune nazioni avanti all'avvenimento de' Tartari, i quali abitavano la Sarmazia asiatica, overo Scizia, di tempo in tempo: cioè delle Amazoni, degli Sciti, Goti, Iurhi overo Unni. Ora consequentemente si dirà delle valorose genti per origine da' Tartari czaiadaiensi seminate, come sono Turchi, Ulani, overo Tartari prekopensi, Tartari rosanensi e Tartari noihaensi; ma prima diremo primieramente de' Turchi alcune poche parole.
Dopo la venuta de' Tartari nel paese gottico, che essi domandano Czahaiadaiensi, forse anni ottanta, fu un certo valente soldato del gran Cane detto Ottomano, gagliardo, piacevole e umano, povero de' beni della fortuna, ma valoroso e molto robusto del suo corpo e d'ingegno audace, il quale, per alcune ingiurie (sí come pareva a lui) da' Tartari con quaranta uomini a cavallo essendosi partito, cominciò occultamente a occupare i passi stretti ne' monti della Cappadocia occupati, e secondo la opportunità del luogo e del tempo far de' ladronecci.
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