Oltra di questo, il primo d'ottobre i Samagiti celebravano grandissima festa ne' detti boschi, dove concorrendo da ogni regione tutto il popolo, cosí uomini come donne, secondo la possibilità ogniuno portava cibi per mangiare e bere; co' quali avendo per qualche giorno pastegiato a' lor falsi dei, e specialmente al lor dio Perkuno, cioè tonitruo, ciascuno a' suoi fuochi offeriva i sacrificii.
Vladislao re dunque primieramente il Pater noster, dipoi insegnò loro il Simbolo, perché niuno, da lui in fuora, sapeva il linguaggio samagittico; e fu quelli che comandò che fossero battezati. Ora, uno de' principali Samagiti a nome di tutti disse: "Dipoi che, o serenissimo re, gli dei nostri come languidi e poltroni dal Dio de' Poloni sono stati spenti, al tuo Iddio e a quello de' Poloni similmente, che è piú gagliardo, lasciando i nostri dei e le lor cerimonie ci accostiamo, e però ci siamo battezati". Fondò il re in Myendiki una chiesa catedrale, sotto il titolo de' Santi Alessandro, Evenzio e Teodolo; ma negli altri luoghi edificò chiese parocchiali e le dotò d'entrata sufficiente. Il primo vescovo della chiesa myednicense fu Mattia, per origine alemanno, nondimeno nato nella città di Vilna; il qual vi fu ancora consecrato, perché era molto ben perito nella lingua lituanica e samagittica.
Accadde un giorno nella primitiva chiesa di costoro, mentre i Samagiti da maestro Nicolò Vazik, frate dell'ordine de' predicatori e predicatore del re, per via d'interprete erano instrutti circa la fede, che facendosi menzione della creazione del mondo o del caso d'Adam, primo uomo, uno Samogito, non volendo piú sopportare il parlar di colui che predicava, lo interruppe con queste parole: "Se ne mente questo sacerdote, o re serenissimo, perché dice il mondo esser creato, conciosiaché 'l sia un uomo di non troppo grande età; sono certo fra di noi pur assai piú vecchi di costui per numero di anni, ch'hanno passato cento anni di lor vita, i quali non si ricordano d'alcuna creazione, ma sempre hanno detto il sole, la luna e le stelle con gli istessi moti che fanno adesso aver reso il loro splendore". Ma il re Vladislao, commandando che egli dovesse tacere, dichiarò che maestro Nicolò Vazik non avea detto la creazione del mondo aver cominciato ne' suoi giorni, ma pur assai inanzi, come quella che era stata fatta per divina dispensazione piú che seimila anni innanzi.
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