Dipoi verso l'oriente vi è Polozko, castello e città grande, che appartiene al ducato smolense, posseduto dal granduca della Lituania. Seguita questa verso levante il castello e città di Smolensco, fortificata con legnami grossi e fosse profonde. Contiene il suo paese di lunghezza sessanta o settanta miglia germanici.
Si ha ancora da sapere che il linguaggio lituanico è partito in quattro sorti: il primo si è de' Iaczvini e di quelli che sono circa al castello Dorhicino, de' quali ne restano pochi; l'altro de' Lituani e Samagitti; il terzo quello de' Pruteni; il quarto quello che s'usa in Lothvoa, cioè in Livonia, circa il fiume Dzvina e Riga città. La lingua de' quali avenga che sia tutta d'una sorte, nondimeno uno a pieno non intende l'altro, se non qualche uno pratico di quel paese. Ebbe questo linguaggio quadripartito, nel tempo della idolatria, uno pontefice maggiore, il qual dimandavano crive, che stava nella città Romove, detta cosí da Roma, perché questa generazione si gloria d'esser venuta d'Italia; invero ha alcuni vocabuli italiani nel suo parlare. Di questo crive e della città Romove se ne fa menzione nella leggenda di santo Adalberto martire. Oltra di questo s'ha da sapere che nella Prutenia pochi sono che parlino prutenico, percioché la lingua polona e alemanna vi sono entrate; cosí ancora in Lothva, cioè Livonia, soli alcuni villani servano la nativa, perché vi è entrata la lingua alemanna. Nella Samagizia poi, che ha di lunghezza cinquanta miglia, e nella Littuania nelle ville sole si parla lituanico, anche per la maggior parte al modo de' Poloni.
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