Ma gli uomini sono di grossa, alta e robusta statura. Beono il medone e quassecz, cioè liquori fatti con il levato. Arano e fanno sentieri nel terreno senza ferramento alcuno, ed erpicano co' rami degli alberi tirati da' cavalli sopra il seminato. E rare volte, per gli intensi e lunghi freddi, le biade possono maturarsi; e perciò, mietute e raccolte le paglie con la biada, le ripongono nelle stuffe, dove le seccano: là maturano e la tribbiano fuori. Spesso usano specierie che scaldano: ancora del solimato, del mele e d'altre cose che scaldano, talmente che della vena cavano acqua quasi ardente, overo solimato, e la bevono per fuggire e cacciare il ghiaccio e freddo, altrimente morrebbono di freddo. Mancano di olio e vino; e accioché non si imbriachino, i principi hanno proibito che né medone né altro liquore che possa imbriacare si trovi in casa di alcuno, sotto pena di privazione della vita, salvo che due volte l'anno overo tre, con licenza del principe. Hanno una moneta di argento puro nominata dzingis, la maggior e la minore di forma bislonga, di quattro faccie, non tonda, non polita, né bene spianata. È paese ricco d'argento, da ogni banda serrato, talmente che non tanto i servi e prigioni, ma né anche gli uomini liberi, abitatori e forestieri, possono uscir senza lettere del principe.
I fiumi nella Moscovia sono assai, de' quali nominerò i piú degni. Il Tanai, nominatissimo fiume, dai Tartari e Moscoviti Don detto, ha le fonti nella Moscovia, presso al ducato rzezense. Vien da un luogo piano, sterile, fangoso, paludoso e boschereccio; il quale, avendo fatto il suo viaggio verso levante fino a' termini della Scizia e Tartaria, declina al mezodí e arrivando alle paludi Meotide (ora dette Zabaccha) in quelle entra e fa la sua foce.
| |
Moscovia Tanai Tartari Moscoviti Don Moscovia Scizia Tartaria Meotide Zabaccha
|