La qual varietà, quantunque paia incomprensibile alla picciolezza dell'ingegno umano, pure, speculandola con l'occhio dell'intelletto, e mettendo avanti di quello il moto inestimabile che di continuo fa il sole, vedrassi esser vera a rispetto della diversità de' siti della terra che di continuo vengono illuminati. La qual varietà è fatta con tanta armonia e consonanza, e con una legge cosí immutabile e perpetua, che ogni picciol punto che vi mancasse si dubiteria che tutti gli elementi si confondessero insieme e ritornassero nel primo caos.
Ora, per le cose dette di sopra, penso che non ci sia piú dubbio alcuno che sotto l'equinoziale e sotto ambidue i poli non si trovi la medesima moltitudine degli abitanti che sono in tutte l'altre parti del mondo; e che per questo nuovo scoprir dell'Indie occidentali non si conosca chiaramente quanto tutti gli antichi filosofi con le lor sapienze e gran speculazioni si siano ingannati, pensando che la fabrica di questo mondo, fatta in ogni sua parte con sí mirabil disposizione e da cosí perfetto maestro, fosse la metà sotto il mare, difforme e guasta, e per il caldo e per il gielo inabitata.
Ritornando adunque al primo nostro proponimento, dico che questa parte del mondo nuovo fu trovata nell'anno 1492 dal signor don Cristoforo Colombo genovese, come si vedrà per un Sommario che scrisse in quei tempi don Pietro Martire milanese, che allora stava in Spagna col re catolico, e anco per un altro ch'ha scritto il signor Gonzalo Fernando d'Oviedo, ch'è tanto amico della Eccellenza Vostra, il qual Sommario egli ampliò dapoi e divise in tre parti, chiamandole l'Istorie generali e naturali dell'Indie, delle quali n'è venuta in luce la prima, come si leggerà in questo volume.
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