E dimorando quivi l'admirante duo giorni, fece stare trenta delli suoi uomini in terra continuamente in agguato, nel qual tempo li nostri viddero venire una canoa, cioč una barca, con otto uomini e altretante donne: e fatto segno li nostri gli assaltorono, e loro con freccie si difendevano, per modo che, avanti che li nostri si coprissero con le targhe, un d'essi che era biscaino con una ferita fu morto da una delle femine, la quale similmente ne ferí un altro gravissimamente. Dalle quali due freccie li nostri s'accorsero che quelle e l'altre erano attossicate, perché avevano in molti luoghi intaccata la punta e con certo liquore venenata. Fra questi era una femina alla quale pareva che tutti gli altri obbedissero come a regina, e con essa era un giovane suo figliuolo robusto, d'aspetto crudele e guardatura di leone. Li nostri, dubitando di non esser peggio trattati da lontano con freccie che combattendo da presso, giudicorono esser meglio da presso venir alle mani, e cosí, dato delli remi in acqua, con un batello di nave investiron la canoa e la misono in fondo. Loro veramente, cosí uomini come femine, notando non restavan di trarre freccie, né con manco impeto, alli nostri, che se fussero stati in barca, e montati sopra un sasso coperto d'acqua, combattendo valentemente furono presi, essendone stato morto uno e il figliuolo della regina ferito di due ferite. Li quali, condotti davanti a l'admirante, mostravano quanto fussino per natura atroci e crudeli: non era uomo che gli vedesse che non avesse paura, tanto atroce e diabolico era il loro aspetto.
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