Pagina (63/1260)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Giunse questa rabbia di vento al porto, dove erano tre navi dell'admirante surte con molte ancore, e di queste rotti li canapi e sartie, giratele tre volte le cacciò sotto, insieme con gli uomini che vi si trovoron suso. Il mare, il quale in quelle bande non è solito crescere o decrescere come in Spagna, ma sta sempre nelli suoi termini, e per questo si veggono li liti dove batte pieni di fiori ed erbe, per questo sí crudel temporale gonfiò in modo che allagò in molte parti i piani dell'isola, per lo spazio di tre o quattro miglia.
      Gl'Indiani, cessato il vento, qual durò per tre ore, e venuto il sole, tutti attoniti guardavano l'un l'altro né potevano parlare, restando loro ancora nell'animo quel tanto orrore; pur doppo alquanto preso fiato, dicevano mai piú né alli tempi loro né delli loro antichi esser accaduti simili uracani, che cosí chiamano le tempeste, e pensavano che Iddio, vedendo tali mali e sceleraggini che facevano li cristiani per l'isola, volendogli punire avesse mandato loro questa ruina adosso, e dicevano questa gente esser venuta a muover l'aria, l'acqua e la terra per disturbare il lor tranquillo vivere. L'admirante, venuto al porto e visti rotti li suoi disegni d'andare in Spagna per esser rotte le navi, immediate fece far due caravelle, perché aveva seco maestri sufficientissimi di tutte le arti. E mentre che le si fabricavano mandò Bartolomeo Colombo, suo fratello, che era governator dell'isola, con alcuni bene armati, alle minere dove cavavano l'oro, che sono sessanta leghe lontane dalla fortezza Isabella, per investigar pienamente la natura di quelli luoghi.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





Spagna Indiani Iddio Spagna Bartolomeo Colombo Isabella