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      L'admirante similmente notificò alli detti re catolici la natura di questi uomini di mala sorte, dichiarando che non attendevano se non a sforzar donne e assassinamenti, e che temendo non esser puniti al suo ritorno si erano ribellati e andavano per la isola violando, rubando e assassinando.
      Mentre si facevano queste accusazioni l'admirante mandò suo fratello con novanta fanti e alcuni cavalli ad espugnare il cacique Guarionesio, il quale con li popoli Ciguati si era ribellato e aveva messo insieme circa seimila uomini, tutti armati di archi e freccie, ma nudi, con il corpo dipinto di vari colori dal capo alli piedi. Con il quale il governatore venne piú volte alle mani, e massimamente al passare di un gran fiume, in su la riva del quale costoro si erano accampati, e con innumerabili saette e sassi impedivano il passo alli nostri; il che da loro conosciuto, subito mandorono occultamente alcuni cavalli a passare il fiume lontano da quel luogo. Gli Indiani, vedutosi li nostri alle spalle cosí all'improviso, restorono admirati, e dubitando di non esser messi in mezo si ritirono a capo de' monti Ciguaui, al cacique Maiabonesio, dal quale Guarionesio dimandò aiuto; né lo potette ottenere, perché li popoli, sentita la venuta del governatore, dubitavano non essere tagliati a pezzi. Donde tutti due questi cacique furon constretti fuggirsi alle selve sopra altri monti altissimi, accompagnati da alcuni pochi Indiani. Il governatore, arrivato a Caprone e intesa la fuga delli caciqui, ancorché gli paresse difficil cosa poterli trovare, pur deliberò fare ogn'opera per avergli nelle mani.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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