In questo angulo cade un fiume dieci volte maggiore del Darien, su per il quale andati circa trenta miglia verso mezzodí trovorono assai abitazioni d'Indiani, il signor delli quali si chiamava Daiba, appresso il quale intesero che era fuggito Cemaco, signore del Darien, che fu rotto dalli nostri. Questo Daiba, non volendo aspettar li nostri, mosso dall'essempio di detto Cemaco se ne fuggí. E perň smontati li nostri trovorono il tutto spogliato; solo v'era rimasto gran copia di fasci d'archi e freccie, e molte reti con barchette per andar a pescare. Quivi non trovoron troppo vettovaglie, percioché tutti quelli luoghi sono paludosi e per questo non sono buoni per seminare, ma gli abitatori di quelli, con barattar il pesce che prendono, si forniscono da altri Indiani di pane. Nondimeno, cercando le case con diligenzia, trovorono diverse lame d'oro e catenelle per valuta di settemila castigliani. E levorono tutti gli archi e freccie e massarizie che poterono, e caricorono le barche di detti Indiani.
Vasco Nunez e Colmenar contrassono amicizia col signor Turui e trovorono l'isola detta della Cassia, abitata solamente da' pescatori, e un borgo di settecento fuochi. Come superorono il signor Abenamachei, e procedendo piú avanti trovorono il signor Abibeiba. Del suo palazzo, e richiesta a lui fatta, e la sua risposta.
Dicono questi che furono a questa impresa, che la notte veniva fuori di quelli paludi pipistrelli, overo nottole grandi come tortore, le quali mordevano, e il morso loro era come venenato, e al principio non sapevano come medicarsi; pur intesero da alcuni Indiani che erano seco che con l'acqua marina guaririano.
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