E questo medesimo confermava il cacique Chiappe ch'era lí presente. La qual cosa intesa da Vasco, s'allegrò fuor di misura. E per farsi costoro amici e benevoli cominciò a far gran braverie contra il re di detta isola, e che voleva al tutto passar sopra quella e distruggerlo, e farne poi signori Tumacco e Chiappe. E in questo cominciò a ordinar che piú numero di culche che si potessero avere si mettessino insieme e anche loro facessino venir gli suoi sudditi a questa impresa, che in pochi giorni l'espedirebbe. Ma Chiappe e Tumacco cominciarono con una incredibile amorevolezza a disconfortarlo, pregandolo che 'l non volesse allora andar a far quel viaggio, ma differirlo a miglior tempo; percioché non si troveria navilio alcuno atto a far quel pareggio, essendo il mare allora (ch'era alli cinque di novembre) troppo grosso con onde grandissime, talché non si potria far questa impresa senza gran pericolo della vita di qualunche v'andasse. Delle quali cose si conosceva che dicevano la verità, percioché soffiando il vento di sirocco levante insieme con ostro, per questi gonfiava fuor di misura il mare e faceva onde grandissime, e per il romper dell'acque in quelli scogli e isolette, si sentiva di continuo uno strepito e rumore spaventevole. Per alcuni giorni che stette Vasco appresso il lito del mare, furono grandissime fortune, accompagnate da venti e piogge con infinite saette e baleni che venivano dal cielo. E dalli monti corsero torrenti inestimabili, che oltra gli arbori intieri con tutte le radici menavano seco ancora sassi d'incredibile grandezza.
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