E andati per spazio di 40 miglia sempre trovavano d'una banda e dall'altra grandissimi paludi, con canne e giunchi ch'erano molto grossi; e la notte infiniti pipistreli e zanzare molto grandi che gli mordevano. Vedevan ben di lontano alcuni monti, ma non vi potevan andar, impediti dalle dette paludi; vedevan ancora molti arbori simili a palme, altissimi. Incontroronsi in molte canoe piene d'Indiani tutti armati di freccie e archi, quali come vedevan li nostri, tirate le freccie, si mettevan a fuggire per alcuni canaletti di detti paludi, tanto stretti ch'era impossibile potergli giugnere.
Pur, dapoi fatti circa 60 miglia, trovoron una grande pianura dove questo fiume faceva un lago, nel quale era una isola tutta piena d'arbori di palme altissime, sopra le quali, per esser nate una appresso l'altra, avean fatte le sue abitazioni gl'Indiani, attraversando legni dalli rami d'una all'altra, e poi serrando all'incontro con altri legni e foglie, tale che parevano come palchi coperti; e ciascuno aveva certi legami di stroppe appiccati al tronco, per li quali vi montavano sopra, e tutti questi palchi eran continui e appresso l'uno all'altro per la densità degli arbori, che di lontano pareva cosa strana a vedergli, perciò non si poteva comprender se fussero abitazioni overo bosco folto.
Di sotto questi palchi erano adunati circa quattromila Indiani, tutti armati d'archi e freccie venenate e dardi lunghissimi, quali con un certo legame appiccatovi tiravano ove volevano. Aveva tutta questa moltitudine di case un canale in mezzo che la divideva in due parti, dove erano legate molto delle loro canoe.
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