Trovoronvi ancora assai quantità di pesci salati e altri secchi, de' quali ne aveano acconci assai sopra legni con foglie, e pareva che fussero preparati per portar in qualche paese lontano; trovarono ancora cantari, scodelle, taglieri e pignatte fatte di terra cotta benissimo lavorate; ma sopra tutto si maravigliarono d'alcune, che erano come urne grandi di terra cotta, che adoperano a tenervi l'acqua fresca, tutte dipinte di varii colori con animali e fiori.
Gl'Indiani, ancorché fussero stati ributtati, come viddero entrare i nostri nelle loro case, dove erano rimase molte femine e fanciulli, tornorono di nuovo come arrabbiati ad assaltare i nostri con freccie, ma similmente con gli schioppi furono fugati e rotti. E li nostri gli seguitorono per spacio di una lega.
Donde ritornati, trovorono in alcune altre case molte stuore, ch'erano fatte di canne sottili sfesse e d'alcune erbe e di sparto. Ma prima tutte queste cose erano state tinte di vari colori, cioè giallo, rosso, azurro finissimi, e poi tessute con grandissima arte, perché si vedevano ritratti leoni, tigri, aquile e altre sorti d'animali. Similmente v'erano panni fatti di cottone tessuti con li medesimi animali di diversi colori; e con questi cuoprono li muri delle loro case, sopra le porte delle quali, e sopra quelle delle camere appiccano alcune filze fatte di scorze grandi di lumache marine, le quali, come il vento le muove, fa un certo suono che gli diletta grandemente.
Sopra questa armata del detto capitan Petraria si trovava un gentiluomo, Gonzalo Hernandes d'Oviedo, persona molto dotta e virtuosa, e al qual il re catolico avea dato il carico di veder il fonder l'oro di tutte le minere.
| |
Indiani Petraria Gonzalo Hernandes Oviedo
|