Il governator gli donò all'incontro una veste di raso e un giuppone con una baretta di velluto, che gli furono molto care. Dimorò Caretta con il governatore tre giorni, sempre sedette alla sua mensa e fu servito con li cibi preparati al modo nostro, delli quali sopra gli altri gli piacquero il nostro pane e il vino; e dicevano non aver mai mangiato la miglior vivanda, né bevuto la miglior cosa. Dapoi il desinare il governator faceva sempre sonar diverse sorti d'instrumenti di musica, e avendo il Caretta quelli uditi con grandissima attenzione, sospirando disse che gli cristiani avevano molti piú doni dal sole che non avevan loro Indiani, imperoché sí come avevan le saette del cielo nelle lor mani, con le quali quando vogliono ammazzano li loro inimici, cosí ancora hanno suoni di tanta suavità e dolcezza che potevan far tornar vivi li loro amici quando fussero morti.
Il governator, per fargli maggior onore, fece metter ad ordine un squadrone di gente a cavallo, tutti armati d'armi bianche con li cavalli bardati, e fece far loro una mostra avanti quello, della qual cosa restò molto stupefatto, vedendo la bellezza e destrezza di quelli che maneggiavano li cavalli. Fu menato poi sopra le nostre navi, le quali similmente con grande ammirazione vidde; a proposito delle quali detto Caretta disse che si trovava in quella provincia arbori grandissimi, e il legno delli quali è tanto amaro, che facendone navili li vermini, li quali vi sogliono nascere sotto quando stanno gran tempo in mare, per causa della detta amaritudine non vi nasceriano.
| |
Caretta Caretta Indiani Caretta
|