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      In questa spelonca si sentono cadere fiumi, con tanto romore e strepito che si sente di lontano cinque miglia, e chi va a dimorarvi appresso alquanto spazio diventa sordo. Questi fiumi fanno un grandissimo lago, dentro al qual sono alcuni bollori e rivolgimenti d'acque di continuo, e sí grandi che chi v'entrasse dentro sarebbe subito inghiottito. Percioché si pensa che dette acque, dapoi cadute in quel luogo, siano inghiottite da altre caverne della terra. Nella parte di sopra di questa spelonca, secondo che per l'entrata si può vedere, è molto alta, e si veggono di continuo nebbie che nascono della umidità de' bollori di quelle acque. Sopra la sommità d'alcuni monti altissimi per mezzo la città di San Domenico, ma distante da quella miglia sessanta, è un lago, al quale per l'asprezza della strada con gran difficultà si può andare. Pur li nostri, che non potevano star oziosi, lo volser vedere, dove giunti essendo al principio del mese di giugno ebbero freddo, e trovorono oltra tutte l'altre erbe infinite felci, e di quelle spine che fanno le more per le siepi, le quali non si trovano nelli piani dell'isola.
      Questo lago è d'acqua dolce, pieno d'infinite sorti di pesci, delli quali li nostri presero assai avendoli serrati con frasche e foglie in un seno che fa il lago in un monte vicino. Detto lago gira circa tre miglia, né però di quello sbocca alcun fiume, essendo li monti all'intorno altissimi, dalli quali si veggono corrervi dentro infinite fontane d'acqua chiarissime, con le ripe piene di molte erbe, essendo le altre parti di detti monti orride e sassose.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





San Domenico