E piglia un Indiano un legno in mano, alto quanto un uomo, e dà un colpo di punta in terra e subito lo tira fuora, e in quel buco ch'ha fatto butta con l'altra mano sette o otto, o poco piú o manco grani del detto maiz, e va subito un passo avanti e fa il medesimo, e in questo modo a compasso va seguitando, fin che giunge al capo della terra che si semina e va mettendo la detta semenza; e appresso del primo vanno altri dalle bande facendo il simile, e in questo modo tornano a dar la volta al contrario seminando, e continuando cosí fin che forniscono.
Questo maiz dopo pochi giorni nasce, tal che in quattro mesi si raccoglie, e in qualche luogo si trova alcuna volta piú presto, perché viene in tre mesi; peroché, cosí come va nascendo, hanno cura di cavar via l'erbe che gli nascon attorno, fin che sia tanto alto che già il maiz vadi superchiando l'erbe. E come egli è già ben cresciuto e comincia a granire, bisogna guardarlo, nella qual cosa gl'Indiani tengono occupati li loro garzoni, li quali per tal causa fanno star in cima d'arbori o di solari, che loro fanno di canne e di legname, coperte di sopra per la pioggia o sole, da' quali danno gridi e voci, cacciando via li pappagalli che vengon in frotta a mangiar li detti maizali.
Questo grano ha la canna, over asta dove nasce grossa quanto il dito minore della mano, alcuni manco, alcuni alquanto piú; e cresce piú alto communemente che la statura d'un uomo; e la foglia è come quella della canna commune di qui, salvo ch'è piú lunga e piú flessibile e non tanto aspra, ma non manco stretta.
| |
Indiano Indiani
|