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      Butta ogni canna una panocchia, nella quale sono dugento o trecento o cinquecento piú e manco grani, secondo la grandezza della panocchia, e alcune canne buttano due o tre panocchie, e ogni panocchia sta involta in tre o quattro o almanco due foglie o scorzi, congiunti e accostati a quella, aspri alquanto e quasi del colore o sorte delle foglie della canna, nella qual nasce e sta rinvolto il grano, di modo ch'è molto guardato dal sole e dal vento; e lí dentro si stagiona, e come egli è secco si raccoglie; però li pappagalli e gatti mammoni gli fanno molto danno, se non gli fanno la guardia.
      Dalli gatti mammoni nell'isola stanno sicuri perché, come da principio abbiam detto, nessuno animal di quattro piedi eccetto coris e utias si truova in quella, e questi duoi animali non lo mangiano; ma adesso gli porci portativi da' cristiani gli fanno danno. E in terra ferma molto piú, perché sempre in essa sono stati de' salvatichi, e molti cervi e gatti mammoni che mangiano li detti maizali. Per questo, tanto per gli uccelli quanto per gli animali, convien aversene vigilante e continua guardia, mentre che nella campagna è il maiz, e questo avendo imparato li cristiani dagl'Indiani, lo fanno della medesima maniera tutti quelli ch'al presente in quella terra vivono.
      Suole uno staio di seme renderne venti, trenta e cinquanta e ottanta; e in alcune parti piú di cento staia. Colto questo grano e posto in casa, si mangia in questo modo. Nell'isole lo mangiano in grani arrostito, o essendo tenero quasi in latte senza arrostirlo; e dipoi che li cristiani si posero ivi ad abitare, si dà a' cavalli e bestie delle quali si servono, ed è a quelli di gran sustanzia.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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