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      Ma in terra ferma hanno gl'Indiani un altro uso di questo grano, ed è in questo modo. L'indiane lo macinano in una pietra alquanto concava con un'altra pietra tonda, come sogliono li dipintori macinar li colori, gettando a poco a poco un pochetto d'acqua, la qual cosí macinando si mescola col maiz, ed esce di questa macinatura una sorte di pasta come una massa, della quale pigliano un poco e rivoltanla in una foglia d'erba, che già loro hanno preparata per questo servizio, o nella foglia della canna del medesimo maiz o altra simile, e gettanla nella brace, dove s'arrostisce e s'indurisce e si fa come pane bianco, e fa la sua crosta di sopra e di dentro la midolla. Di questa sorte di pane è la midolla assai piú tenera che la crosta, e debbesi mangiar caldo perché, essendo freddo, non ha tanto buon sapore, né è tanto facile a masticare, perché è piú secco e aspro. Questa sorte di pane anco si lessa, pure non è sí buono al gusto; aggiugnesi che questo pane, dipoi lessato o arrostito, non si mantiene se non pochi giorni, ma subito fra quattro o cinque giorni diventa muffato né si può mangiare.
     
     
      D'un'altra sorte di pane che fanno gl'Indiani d'una pianta che chiamano iuca.
      Cap. V.
     
      È un'altra sorte di pane, qual si chiama cazabi, che si fa di certa radice d'una pianta che gl'Indiani chiamano iuca: questo non è grano, ma pianta, la qual fa certi fusti piú alti d'un uomo, e ha la foglia della medesima maniera della canapa, grande come una palma di una mano d'un uomo ch'abbia aperte e distese le dita, salvo che questa foglia è maggiore e piú grossa di quella della canapa.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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