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      Sonvi altri frutti molto buoni oltra questi. Èvvi uno frutto che si chiama mamei, ch'è un arbore grande, di belle e fresche foglie, e fa uno grazioso ed eccellente frutto e di molto soave sapore, tanto grosso per la maggior parte quanto due pugni congiunti; il colore è come delle pere, con il scorzo leonato, ma piú duro alquanto e piú spesso, e l'osso è fato in tre parti, l'una appresso l'altra in mezzo del frutto a modo di semenze, e di colore e fatezza delle castagne monde, e a queste sí propriamente s'assimiglia che nissuna cosa gli mancheria ad esser le medesime castagne, se avesse quel sapore. Ma questo osso cosí diviso, o semenza, è amarissimo come fiele, ma sopra quello è una teletta molto sottile, tra la quale e la scorza è una carnosità come leonata, che ha il sapore di pesche o migliore, e ha un buonissimo odore. Ed è piú denso questo frutto e di piú soave gusto che la pesca, e questa carnosità che è dal detto osso fin alla scorza è tanto grossa quanto un deto o poco manco, e non si può migliorare né veder altro miglior frutto.
     
     
      Del guanabano.
      LXIIII.
     
      Il guanabano è un arbore molto grande e bello in vista, ch'ha li rami diritti, la foglia longa e larga e molto verde, e fa un frutto che par pigna, grande quanto meloni longhi; e in cima ha certi lavori sottili che s'assimigliano a squame, ma non sono, né si aprono, anzi serrata intorno è tutta coperta d'una scorza della grossezza di quella di meloni e alquanto manco, e dentro è pieno d'una pasta come mangiar bianco, salvo che, ancorché sia tanto spessa, è alquanto acquosa e di gentil sapore, temperato con un garbo soave e piacevole.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260