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      Sonvi ancora alcune piante che li cristiani chiamano platani, i quali sono alti come arbori e diventano grossi nel tronco come uno grosso ginocchio d'un uomo, overamente anco qualche cosa piú, e dal piede alla cima getta certe foglie longhissime e molto larghe, tanto che tre palmi o piú sono larghe e piú di dieci o dodeci palmi longhe, le quali foglie, quando sono rotte dal vento, resta intera la schiena del mezzo. Nel mezzo di questa pianta, nella parte piú alta, nasce un raspo con quaranta o cinquanta platani in circa, e ciascuno platano è tanto lungo quanto un palmo e mezzo e di grossezza del braccio appresso la mano, piú o manco secondo la bontà della terra che lo produce, perché in alcune parti sono minori; e hanno una scorza non molto grossa e facile a rompere, e di dentro tutto è midolla, e levatane la scorza s'assimiglia alla midolla d'un osso di bue. E hassi a levar questo raspo dalla pianta quando uno delli platani comincia a parer giallo, e s'appicca in casa, dove si matura tutto il raspo con li suoi platani, ed è molto buon frutto: e quando s'aprono e levasi la scorza paiano fichi passi molto buoni, e sendo arrostiti nel forno sopra una teggia o altra simil cosa sono molto buoni e saporiti frutti, e par una conserva di mele, e d'eccellente gusto. Portansi per mare e durano qualche giorno, ma bisogna coglierli alquanto verdi; e nel tempo che durano, che sono quindici giorni o piú, paiono molto migliori nel mare che in terra, non già perché nel navicar se gli accresca la bontà, ma perché nel mar mancano l'altre cose che in terra avanzano, e ciascun frutto è lí piú in pregio e di miglior gusto.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260