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      La longhezza loro è alcuna volta di dieci o dodeci piedi, e per il largo, dove sono piú grossi, sono cinque e sei e sette palmi. Hanno la bocca molto grande, a proporzione del restante del corpo, con due ordini di denti separati l'uno dall'altro alquanto, molto spessi e fieri. E fornito che l'hanno d'ammazzare, lo taglion in pezzi sottili e lo pongono a seccare per duoi e tre giorni e piú, attaccato alle sarte della nave al vento, e dapoi lo mangiano. Certo è buon pesce, e di grande utilità per le navi per molti giorni per sue vettovaglie, per esser grande. Li minori però son piú sani e piú teneri. È pesce con la pelle, ma simile alle squatine, alle quali il detto tiburone s'assimiglia e par molto simile vivo: e questo dico perché Plinio non pose alcuno di questi tre nel numero de' pesci, nella sua istoria naturale, che si vegga. Questi tiburoni escono del mare ed entrano nelli fiumi, e in essi non sono men pericolosi che li lacerti grandi, delli quali a dietro largamente s'è narrato, perché né piú né meno li tiburoni mangiano gli uomini e le vacche e li cavalli, e sono molto pericolosi nelli luoghi dove li fiumi si guazzano e dove altra volta abbino mangiato.
      Altri pesci molti e molto grandi e piccoli e di molte sorti si veggono dietro a navi che vanno a vela, delli quali dirò dopo che averò scritto del manati, che è il terzo delli tre che di sopra promessi dire. Il manati è un pesce di mare delli grandi, e molto maggiore che il tiburone nel lungo e nel traverso, ed è brutto molto, talché pare un otro grande, di quelli che si porta il mosto in Medina del Campo, overo Arevalo.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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