Del quale vogliono alcuni cosmografi che assai meno della quinta parte abitata ne sia: ma io sono molto da questa opinione lontano, come colui che, di piú di quello che Tolomeo ne scrisse, so che in questo imperio dell'Indie, che Vostra cesarea Maestà possiede, sono cosí gran regni e provincie, e di cosí strane e diverse genti e costumi, che assai breve è la vita dell'uomo per poter vederlo né fornire d'intenderlo.
Percioché quale ingegno mortale potrà comprendere tanta diversità di lingue, di abiti, di costumi, che nelle genti di queste Indie si veggono? Chi potrà esplicare la tanta varietà d'animali, cosí domestici come salvatichi? La tanta copia d'alberi con tanta diversità di frutti, e altri anco sterili, cosí di quelli che gl'Indiani istessi coltivano, come di quelli che naturalmente senza l'aiuto umano si generano? Chi numererà le tante piante ed erbe utili agli uomini e all'uso della vita commune, senza l'altre tante che non sono conosciute? Ivi si veggono infinite differenzie di rose e d'altri varii fiori, con incredibile soavità; una diversità grande d'uccelli di rapina e d'altri di varie specie; un immenso numero d'altissime montagne e fertili, e d'altre aspre e silvose; campagne amplissime e ottime per l'agricoltura, con bellissime e vaghissime riviere. Vi si veggono monti piú maravigliosi e spaventevoli che non è Mongibello o Volcano o Stromboli in Italia: e sono e questi e quelli all'Altezza Vostra soggetti. Certo che non sarebbono, dagli istorici e dai poeti antichi, tanto questi maravigliosi monti della Sicilia celebrati, se fossero stati conosciuti Massaia e Maribio e Guassocingo, e gli altri che appresso in questa istoria si toccheranno.
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