Questa è certo, potentissimo signore, una materia che, per la grandezza dell'obietto e delle sue circostanzie, né l'età né la diligenzia mia basteranno a terminarla perfettamente, per l'insufficienzia del mio stile e per la brevità de' miei giorni. Sarà nondimeno, quello che io scriverò, istoria vera, e del tutto lontana dalle favole che altri scrittori ne hanno detto, senza averne veduta cosa alcuna: ma, stando in Spagna a piede asciutto, hanno avuto ardire di scrivere con elegante parlare, e volgare e latino, queste cose, solamente per informazione di molti di differenti giudicii, e ne hanno formate l'istorie, che si sono piú appressate al buon stile che alla verità delle cose che scrivono, perché né il cieco sa determinare de' colori, né l'absente può cosí far fede di queste cose come colui che le vede. Io voglio che la Maestà Vostra sia certa che questi miei scritti anderanno ignudi d'eleganzia di parole, per potere con l'artificio invitare i lettori a leggerli, ma saranno assai ben copiosi di verità e senza contradizione alcuna, pur che la vostra soprana clemenzia ordini che siano poi limati e politi; pure che chi questa impresa prenderà, di dire questa mia istoria in miglior stile, non si parta punto dall'intenzione e dalla sentenzia che qui vedrà, sí perché non se ne offenda questo mio buon desio, come perché non mi si nieghi la lode del travaglio, che in tanto tempo e con tanti pericoli ho sofferto, investigando per tutte le vie possibili la certezza di queste materie, da che nel 1513 il catolico re don Fernando di gloriosa memoria vostro avolo mi inviò, perché io fossi sopra al fondere dell'oro che qui in terra ferma si faceva.
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Spagna Maestà Vostra Fernando
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