Se vi si ritroveranno alcune voci straniere e barbare, ne è cagione la novità della materia che vi si tratta: né s'attribuiscono alla mia lingua, perché io in Madril nacqui, nella casa real mi creai, ho con persone nobili conversato e letto anco alquanto. Sí che se in questo libro serà cosa alcuna che con la lingua castigliana, che è tenuta la migliore di quante ne ha la Spagna, non consuoni, è solo perché ho voluto con le proprie e stesse voci fare intendere le cose che presso gl'Indiani significano.
La Maestà Vostra nel tutto ricompensi col mio buon desio il difetto della penna, poiché Plinio, nel proemio della sua naturale istoria, dice che è assai difficile cosa fare le cose vecchie nuove, e alle nuove dare auttorità; e a quelle che escono dell'ordinario è consueto dare splendore, e alle oscure luce, e alle noievoli grazia, e alle dubbiose fede. Basti che io ho desiato e desio servire la Vostra Maestà cesarea e sodisfare chi questa mia opera vedrà: che se io non ho saputo farlo, si dee nondimeno la mia buona intenzione commendare, e si dee il lettore contentare che quello che io ho veduto e isperimentato con molti pericoli esso ne gode e 'l sa con tanta securtà, perché può leggerlo senza soffrire fame né sete, né caldo né freddo, né altri infiniti travagli che vi si provano e sentono, e senza partirsi altramente dalla patria sua, ponendosi in aventura della tempesta del mare, né delle disgrazie che qui poi in terra s'incorrono. Onde pare che per suo passatempo e riposo io sia nato, e peregrinando abbia visto queste opere della natura, o per meglio dire del Maestro della natura, le quali io ho scritte nelli 20 libri che in questo primo volume si contengono, e negli altri della seconda e terza parte, che tratteranno delle cose di terra ferma, e ne' quali mi ritrovo ora occupato.
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