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      I Cartaginesi e il senato loro, inteso questo, fecero andar un bando, pena la vita, che niuno d'allora innanzi avesse ardire di navigare in que' luoghi, e che quelli che navigato v'avevano come nemici loro fossero morti, tosto che lor si desse occasione di poter farlo. E quello perché si movessero a far questo, si era ch'era tanta la fama di quell'isola e terra ritrovata, che pensavano che, se altre potenti nazioni ne avessero avuto notizia e le avessero soggiogate, avrebbono per questa via potuto loro gran danni fare, e loro grandi inconvenienti nascerne.
      Tutto questo pone nel suo repertorio f. Teofilo de Ferrariis cremonese, dell'ordine de' predicatori, seguendo quello che Aristotele ne scrisse "in admirandis in natura auditis". Questa è una gentile auttorità per congietturare che l'isola che pone Aristotele potesse essere una di queste che nelle nostre Indie sono, com'è quest'isola Spagnuola o quella della Cuba, o per aventura una parte della terra ferma. Questo che s'è detto non è cosí antico come quello ch'ora dirò, perché, secondo che numera Eusebio, Alessandro Magno e Aristotele furono 351 anni innanzi alla venuta del Salvator nostro, e questo ch'io dire intendo fu molto innanzi. E in effetto, per quel che l'istorie ci accennano, e ci danno materia di fare congiettura sopra quest'isole, io tengo che queste Indie siano quelle antiche e famose isole Esperide, cosí dette da Espero XII re di Spagna.
      E perché questo s'intenda e provi con bastevoli auttorità, si dee sapere che 'l costume che serbarono gli antichi, in dare i titoli o i nomi a' regni e alle provincie, nacque doppo la divisione delle lingue fatta nella fondazione della torre di Babilonia, perché allora tutte le genti viveano insieme, e qui furono divise e s'appartarono con differenti lingue e capitani, e per tutto il mondo si sparsero, come la scrittura sacra dice.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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