Ora vedete se il grande Iddio ebbe pensiero di dare queste Indie a colui di cui sono, poi che, essendone stato pregato Inghilterra e Portogallo, con gli altri duchi che si sono detti, non permesse che alcuno di quelli re cosí potenti o di quelli duchi cosí ricchi volessero aventurare cosí poca cosa come era quella che il Colombo chiedeva, acciò che egli, partito discontento da quelli prencipi, venisse a cercare quello che poi ritrovò in questi altri, che in quel tempo cosí occupati si ritrovavano nella santa impresa contra i mori del regno di Granata. E non si dee niuno maravigliare se questi re e reina cosí catolici, occupati tutti a cercare la salute delle anime, piú che i tesori e che i nuovi stati del mondo, deliberarono di favorire questa impresa del Colombo, poi che vedevano che anco qui (se la cosa riuscita fosse) era per farsi un gran servigio a Cristo. E tengasi di certo che non poteva questa gloriosa impresa negarsi alla buona fortuna di questi re catolici, poi che né occhio vidde mai, né orecchia udí, né in cuore d'uomo ascese quello che il benigno Iddio apparecchia per gli suoi servi che l'amano. Onde questa e altre molte buone fortune a questi nostri catolici re s'appresentarono e offerirono, per essere cosí veri servi del Salvatore nostro, e cosí desiderosi d'accrescere la sua santa religione e fede. E questo fu solo perché la volontà divina, che tutte le cose vede e di tutte ha cura, desse a questi prencipi notizia di Cristoforo Colombo.
Il perché, quando fu giunta l'ora che si dovesse questo cosí gran negozio concludere, per questi mezzi fu in quel tempo che, come dicevano, il Colombo nella corte dimorava, praticava spesso in casa d'Alonso di Quintaniglia, persona molto notata e contatore maggiore del re catolico, e desideroso del bene e del servigio del suo re.
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