Ora qui smontò con tutte le sue genti il Colombo, e tosto vennero a parlare e conversare con cristiani pacificamente molti Indiani di quella contrada, della quale era signore il re Guacanagari; che chiamano caciche in lor lingua, quello che noi diciamo re. Con costui si contrattò tosto pace e amistà, perché egli vi venne assai volentieri, e l'admirante con gli altri suoi conversò domesticamente e spesso con lui, e gli donarono alcune cose di poco valore appresso i cristiani, ma molto dagli Indiani stimate, come sono sonagli, spilletti, aghi, e certi pater nostri di vetro di diversi colori, le quali cose il caciche e li suoi Indiani con molta maraviglia contemplando mostravano di stimar molto, e facevano molta festa quando si dava loro alcuna di queste cose; ed essi all'incontro portavano a' cristiani de' loro cibi e altre lor cose.
Veggendo l'admirante che queste genti erano cosí domestiche, gli parve di potere sicuramente lasciare quivi alcuni cristiani, perché, mentre che esso ritornava in Spagna, apprendessero la lingua e i costumi di quelli luoghi; onde fece fare un castello quadro a modo d'uno steccato con li legni della caravella che s'era aperta in quel porto, e con fascine e terreno, il meglio che si puote, in quella costiera appresso del porto; e diede l'ordine a trentaotto uomini, che volle che quivi restassero, di quello che dovevano fare, mentre che esso portava cosí buone novelle alli re catolici e ritornasse con molte grazie per tutti; anzi di piú offeriva gran premii a quelli che quivi restavano.
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