E a questi nominò e lasciò per capitano un gentiluomo di Cordova chiamato Roderigo d'Arane, comandando a tutti che l'ubbidissero come alla persona sua propria; e se costui fusse per disgrazia morto mentre che esso tardava a ritornare, nominò loro un altro per capitano, e per la morte di questo secondo nominò anco un terzo, e lasciò con loro un maestro, Giovanni Chirurgico, buona persona. A tutti ricordò che non dovessero entrare dentro terra né discompagnarsi dal capo loro né dividersi, né prendere donne né dare gravezza né noia alcuna agl'Indiani per niuna via, quanto lor fusse possibile.
E perché s'era perduta la capitana, l'admirante se ne passò nella caravella chiamata la Ninna, dove andavano Francesco Martino e Vicenzo Iannez Pinzon. Ma perché al padrone dell'altra caravella Pinta, chiamato Martino Alonso Pinzon, non piaceva che queste genti restassero, quanto egli puote vi contradisse, dicendo che era mal fatto che quelli cristiani restassero (essendo cosí pochi) tanto lontani da Spagna, perché vi si sarebbono potuto facilmente perdere, non potendo provedersi delle cose necessarie né sostentarsi. E con queste disse molte altre parole a questo proposito, di che l'admirante si risentí molto e si crucciò. Martino Alonso, dubitando che il Colombo no 'l facesse prendere, si pose con la sua caravella in mare e se n'andò nel porto che fu poi chiamato della Grazia, venti leghe lontano dal porto Reale, verso levante. E mentre che l'admirante fu in quello edificio del castelletto occupato, s'intese d'alcuni Indiani dove Martino Alonso con la sua caravella stava.
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