Allora i duo fratelli Pinzoni che erano con l'admirante cercarono di ridurre il fratello nella grazia del Colombo, il quale facilmente per molti rispetti gli perdonò, e specialmente perché la maggior parte delle genti marinaresche che seco aveva erano parenti e amici di questi fratelli Pinzoni e d'una medesima terra, e questi tre erano i piú principali, che si tiravano tutti gl'altri appresso. E gli scrisse adunque una lettera assai graziosa e come a quel proposito si conveniva, e la mandò a quel porto, che per ciò volle che si chiamasse il porto della Grazia, come fino a questa ora si chiama. E gli Indiani che la lettera portarono ritornarono con la risposta di Martino Alonso, che riputava in grazia il perdono. E cosí appontarono che in un certo dí si dovessero amendue le caravelle ritrovare insieme alla Isabella, che era un luogo per la medesima costiera, lungi da disdotto leghe da porto Reale verso oriente. Qui saltarono tutti in terra d'accordo e pacifici. Non poco si maravigliavano gl'Indiani veggendo come per mezzo di quelle lettere i cristiani s'intendessero, e però quei messi le portavano poste in certe bacchette, perché con timore e rispetto le miravano, e credevano che qualche spirito avessero, e come gli altri uomini per qualche deità e non per arte umana parlassero.
Quando l'admirante vidde le due caravelle unite, avendo lasciati li trentaotto uomini dove s'è detto, prese acqua e legne e quel piú che poterono di vettovaglie del paese, accioché piú lor durasse quel che di Castiglia portato avevano, e uscí di Isabella, che questo nome pose egli a quella provincia e porto, in memoria della reina donna Isabella.
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