Del governo del commendatore maggiore don fra' Nicola di Ovando e delle sue buone parti, e delle terre ch'egli fece abitare in questa isola Spagnuola.
Cap. XII.
Chi avrà ordinatamente questa istoria letta, avrà visto che nel 1502 giunse il commendator maggiore in questa città di San Domenico, che ancora stava da quell'altra parte del fiume, e come partendosi con quella armata il commendator Bovadiglia si perse in mare. Ora diciamo un poco che persona fu questo commendator maggiore, e che modi nel suo officio e governo tenne mentre vi fu. È certo che, per quello che io ne ho inteso dire da molte persone degne di fede, e che oggidí vivono lo dicono, non venne mai in queste Indie uomo che gli avesse vantaggio, e nel buon governo specialmente, perché egli ebbe in sé tutte quelle parti che si debbono desiderare in uno che governa. Egli fu assai devoto e buon cristiano, e molto limosiniero e pietoso con poveri, e benigno e cortese con tutti; con li discortesi servava quella prudenza e rigore che si conveniva, favoriva e aiutava gli impotenti e gli umili, con superbi e altieri si mostrava severo, castigava i trasgressori delle leggi con quella temperanzia che bisognava; onde, tenendo in santa giustizia questa isola, era da tutti amato e temuto. Favorí molto gl'Indiani e trattò come padre tutti i cristiani che in questi luoghi sotto il suo governo militavano, e insegnava a tutti il ben vivere; e come cavaliero religioso e prudente tenne in molta pace e quiete questa isola. Quando egli giunse qui ritrovò il paese pacifico, fuori che la provincia chiamata Higuei, che egli in breve tempo rassettò, castigando i ribelli.
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