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      Costui fu adunque gran cagione del buon governo di questa isola, cosí nel tempo che la governò il commendator maggiore come poi, finché egli passò da questa vita, perché mentre visse tenne sempre mano nelle cose del governo, che già poteva al tutto stendersi per l'ordine che aveva del re catolico, che gran credito gli dava; di modo ch'egli fu perciò gran cagione delli travagli del secondo admirante don Diego Colombo, del quale, quando sarà tempo, si toccherà brevemente qualche cosa. Questo tesoriero adunque fu in effetto vero ufficiale di cosí gran re, e come debbono essere tutti quelli che in simili ufficii si trovano.
      Ma, ritornando al commendator maggiore, per buono ch'egli fosse non gli mancarono travagli, poiché, tenendo in tanta pace e concordia tutti i cristiani che erano in queste parti, ebbe nondimeno tanti che di lui mormorarono (come era già prima al primo admirante avenuto) che il re catolico, essendo già morta la reina donna Isabella, mandò a chiamarlo, non già nel vero per suoi demeriti, ma perché in questa vita non possono le cose in uno stato lungamente durare, benché egli stesse qui assai meno di quello che i popoli ve l'avrebbono voluto e che sarebbe stato il bisogno. Gran cagione del partir suo fu questa fortezza di San Domenico, e il soverchio appetito d'averla nel quale entrò Cristoforo di Tapia, che era sopra il fondere dell'oro in questa isola, ed era stato creato del vescovo di Badagios don Giovan Rodrigues di Fonseca, che in quel tempo in fin di Spagna governava queste isole.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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