Ora, giunto il commendatore maggiore in Spagna, se ne andò in Madril, dove ritrovò il re catolico, il quale caramente lo ricevette e mostrò d'avere caro di vederlo, e lo trattò molto umilmente e piacevolmente; perché, oltra che era molta la bontà e clemenzia del re, era il commendatore maggiore suo antico creato e della reina catolica, onde fu da loro, come cavaliero virtuoso e costumato, eletto e posto nel numero di que' primi che furono in tutti i lor regni scelti per dovere servire il prencipe don Giovanni; e stette in questi servigi finché questo prencipe morí.
Ritornato adunque il commendatore maggiore in Spagna, benché sospettasse che il vescovo Fonseca e il secretario Conciglio non dovessero essergli amici, non fu per questo mal raccolto dal re; anzi, doppo che l'ebbe assai bene udito e che da lui si fu di tutte le cose di queste Indie bene informato, publicamente si disse che aveva molto al re rincresciuto d'averlo da quel governo rimosso, perché qui molti lo piangevano e lo desideravano. E se non che egli morí poco tempo appresso, si credeva che l'avesse di nuovo il re dovuto mandare in questo governo, per le necessità che poi qui della sua persona occorsero.
Sí che, facendo fine alle cose del commendatore maggiore, seguiremo il successo delle cose dell'admirante don Diego Colombo, che nel vero fu buon cavaliero e catolico, ma non li mancarono travagli mentre stette nel governo di questa isola, come non mancaranno né anco agli altri che vi verranno a governarla, per le cagioni che ora dirò. E la prima è questa, che da qui in Spagna sono molte leghe e un lungo camino, e se ben si vuole la verità ricercare e ritrovare, non vi è né il tempo né il modo appropriato per cagion di questa tanta distanzia; e quando pure in Spagna si sa qualche cosa che ha bisogno di previsione e di rimedio, sempre è tardo quando qui il rimedio giunge, e colui che si è querelato ed è stato punto non esce mai dal suo dolore e ramarico.
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