Ben si dee credere (e cosí il tengo io per certo) che la intenzione di que' tre padri fu santa e buona, in torre gl'Indiani dal potere de' cavalieri spagnuoli absenti, pensando per questa via alleggierire piú le loro fatiche, perché erano sommamente afflitti e faticati dalli creati e servitori di que' cavallieri che, stando in Spagna, si godevano di questi sudori illeciti. E questo fu che mosse questi religiosi a compartirli per coloro che abitavano le terre istesse dell'isola, e che avevano conquistato e pacificato il paese. Questa gente indiana però è da se stessa una cosa assai vile e da poco, e per ogni poca cosa si muovono e se ne vanno tosto alle montagne, perché il principale loro intento è quello che avevano sempre fatto prima che i cristiani qui passassero: non era altro che mangiare e bere e lussuriare e starsi a piacere e idolatrare, ed essercitarsi in altre molte sordide bestialità, delle quali, e delle lor cerimonie e riti, si dirà appresso nel suo luogo particolare.
Come la maestà cesarea diede sotto certa forma licenzia all'admirante don Diego di ritornare in questa città di San Domenico, con altre cose.
Cap. III.
Quando il re nostro signore venne in Spagna nel 1517, e fu poi nel 19 eletto imperatore (la qual nuova Sua Maestà seppe nella città di Barzellona), si ritrovava quivi l'admirante don Diego Colombo litigando col fiscale regio sopra i suoi privilegii e preeminenzie. Ma Sua Maestà, senza decidersi altramente la causa, li diede nel 1520 licenzia di ritornarsi in queste Indie sotto certa forma; e cosí l'admirante se ne venne in questa città, essendo stato cinque anni litigando in Spagna.
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