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      E perché in que' principii non s'intendeva cosí bene la necessità che hanno di molti territorii e d'acqua e legna e d'altre cose questi negozii del zuccaro, perché in quel luogo dove questo primo ingegno era non vi era tanta copia delle cose necessarie quanto bisognato sarebbe, il castellano Tapia disabitò questo ingegno e ne trasferí le migliori cose che puoté ad un altro miglior luogo e piú comodo, nella medesima riviera di Nigua, cinque leghe lungi da questa città; e quivi fece uno assai buono ingegno, finché vi morí.
      E perché non si replichi molte volte quello che ora dirò, si debbe notare in questo ingegno quello che, per non replicarlo, in tutti gli altri si tace, che in ogni ingegno delli buoni e bene aviati, di piú del molto valore dell'edificio della casa dove si fa il zuccaro e dell'altra casa dove si purga e conserva, si spende piú di 10 o 12 mila ducati d'oro, finché l'abbiano il macinante e il corrente; e vi bisogna tenere continovamente al manco 80 o cento neri e 120 anco, e in alcuni piú, perché meglio drizzati vadano; e bisogna che quivi presso si tenga una over due grosse mandrie di vacche, di mille e duomila e tremila l'una, perché abbia l'ingegno che mangiare; e costa molto di piú il salario de' maestri e ufficiali che non fa il zuccaro; e vi vuole gran spesa nelle carrette per condurre le cannamele e 'l zuccaro stesso e le legne per lavorarlo, e vi bisogna gran gente per fare il pane e curare le canne e irrigarle, e fare altre molte cose necessarie e di gran spesa.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





Tapia Nigua